Qual è la dimensione affettiva dell'essere umano? Componenti principali

La dimensione affettiva dell'essere umano è l'area della vita delle persone che ha a che fare con le emozioni, gli stati d'animo e, in generale, con l'esperienza soggettiva di ogni persona. Precedentemente il termine era usato come sinonimo di una delle tre principali funzioni mentali, mentre le altre due erano cognizione e volontà.

La cognizione è la capacità di pensare razionalmente e logicamente, mentre la volontà è la motivazione e la capacità di agire secondo la logica. Per molti anni, la psicologia ha sostenuto che la dimensione affettiva dell'essere umano non era particolarmente importante, e che era meglio concentrarsi sulla razionalità o sul comportamento.

Tuttavia, studi successivi in ​​psicologia e neuroscienze hanno permesso di distinguere che le emozioni influenzano sia i pensieri che il comportamento. Ecco perché oggi l'interesse per la dimensione affettiva è di nuovo esploso, con discipline tanto popolari quanto l'intelligenza emotiva che emerge.

Cos'è l'affetto?

Nel campo della psicologia, l'affetto è un termine usato per parlare di sentimenti ed emozioni e di quei campi ad essi correlati. In generale, l'affetto è definito come la risposta che viene provocata in un organismo quando interagisce con uno stimolo, che può essere sia esterno che interno.

Nella psicologia moderna si ritiene che l'affetto sia strettamente correlato al comportamento e alla cognizione, così che nella maggior parte degli approcci clinici moderni si stima che uno degli elementi non può essere modificato senza influenzare gli altri due.

Componenti principali della dimensione affettiva

Anche lo studio delle emozioni ha valore in sé; e diversi ricercatori si sono concentrati sulla ricerca di quali sono i loro componenti. La maggior parte delle moderne correnti psicologiche difendono l'esistenza di tre fattori principali che influenzano le emozioni: valenza, eccitazione e intensità motivazionale.

Altri ricercatori, su tutti quelli più vicini alle teorie sociali, parlano di una quarta dimensione chiamata attribuzione.

Valencia

La valenza è la componente di un'emozione che ci dice se è una sensazione piacevole o "buona", o se al contrario è spiacevole o "cattiva". Se è un'emozione piacevole, di solito si parla di valenza positiva, e se è spiacevole si parla di valenza negativa.

Questa dimensione dell'affetto non consente di distinguere tra diverse emozioni positive o negative. Pertanto, all'interno delle emozioni della valenza negativa possiamo trovare alcuni disparati come il disgusto, la tristezza o la paura; e quelli positivi includono l'amore, l'orgoglio o la gioia.

eccitazione

L'eccitazione si riferisce alla capacità di un'emozione di "attivarci" o produrre una risposta in noi. Più un'eccitazione provoca un'emozione, più lo sentiremo intensamente.

Per esempio, prima di un appetitoso piatto di cibo, la nostra eccitazione sarà molto più grande se saremo affamati piuttosto che se ci siamo appena saziati a un banchetto. Tutte le emozioni possono anche essere misurate in base alla loro eccitazione, che è indipendente dalla sua valenza.

Se un'emozione non è in grado di superare un livello minimo di eccitazione, la nostra mente cosciente non la registra; In questo modo, possiamo provare alcune emozioni senza rendercene conto. Questo perché il nostro subconscio è in grado di elaborare una quantità di informazioni molto maggiore rispetto al conscio.

La struttura cerebrale responsabile di portare la nostra attenzione consapevole alle emozioni con sufficiente attivazione è il sistema di attivazione reticolare ascendente (noto anche come SARA).

È un insieme di parti del cervello responsabili di dirigere la nostra coscienza e la nostra attenzione agli eventi e alle situazioni che considera rilevanti.

Intensità motivazionale

La terza dimensione affettiva delle emozioni è l'intensità motivazionale; cioè, la forza del desiderio che ci fa agire.

Tutte le emozioni attivano nell'essere umano una risposta conosciuta come "lotta o fuga". In generale, a causa del modo in cui la nostra dimensione affettiva si è evoluta, le emozioni ci spingono ad agire.

Questo bisogno di azione può essere in movimento verso ciò che ha causato il sentimento (nel caso di emozioni positive), o lontano da esso se si tratta di un'emozione negativa.

Maggiore è l'intensità motivazionale causata da un'emozione, maggiore è il bisogno di agire che avremo in relazione all'oggetto che l'ha generato.

Una terza possibile risposta a un evento che ci provoca una sensazione è la paralisi. A volte, quando un'emozione è troppo forte e non abbiamo un chiaro piano di azione da seguire, può verificarsi un effetto negativo e la nostra risposta istintiva è di rimanere fermi.

Questo è quello che succede, ad esempio, nel caso dei cervi "congelati" davanti ai fari di un'auto.

attribuzione

Alcune delle più moderne teorie sulla dimensione affettiva dell'essere umano parlano di una quarta componente delle emozioni: l'attribuzione. Secondo i ricercatori che li difendono, quando percepiamo un'emozione in noi, dobbiamo cercare una causa alla quale attribuiamo la nostra attivazione.

Cioè, quando la nostra SARA ci fa capire che siamo "attivati", la nostra mente cosciente inizia ad analizzare il nostro ambiente e i nostri pensieri alla ricerca di uno stimolo che potrebbe aver causato quell'emozione.

In molte occasioni, durante i primi momenti prima di trovare una causa per i nostri sentimenti, non siamo nemmeno in grado di distinguere la valenza dell'emozione (cioè, se è qualcosa di positivo o negativo). Possiamo solo renderci conto che siamo più attivi del solito.

Esperimento che convalida l'attribuzione

L'esperimento più famoso che sembra confermare l'esistenza di questa dimensione di emozioni è lo "studio dei due ponti".

In questo esperimento, due gruppi di uomini hanno dovuto attraversare due ponti per raggiungere un ricercatore, che stava per passare un questionario. Dopo averlo compilato, la donna ha dato loro il suo numero e ha chiesto loro di chiamarla se avessero avuto qualche domanda.

L'unica differenza tra i due gruppi di uomini era l'altezza del ponte che dovevano attraversare. Mentre nel primo gruppo il ponte era molto basso e offriva abbastanza sicurezza, nel secondo gruppo il ponte era sospeso ad alta quota e sembrava molto meno sicuro. Pertanto, gli uomini del secondo gruppo sentiranno una maggiore attivazione.

Secondo l'ipotesi degli investigatori, gli uomini del secondo gruppo attribuirebbero questa maggiore attivazione all'attrattiva della donna, motivo per cui si sentirebbero più attratti da lei e la chiamerebbero più volte dopo lo studio. Una volta che i risultati sono stati compilati, è stato possibile vedere che l'ipotesi è stata effettivamente soddisfatta.